Un fenomeno che negli ultimi anni ha preso sempre piú piede nei meandri del commercio elettronico svolto tramite Internet e anche nei circuiti alternativi delle erboristerie e delle fiere o mercatini del benessere è quello dei cosí détti «ninnoli», ovvero quegli oggetti che si appiccicano ai telefonini o si tengono in borsetta o nel portafoglio o in tasca o al collo e che dovrebbero «proteggere» dalle onde elettromagnetiche dei varii campi nei quali ci ritroviamo imbevuti, incluso il recentissimo e apparentemente mefitico «5G».

Il termine fu da me ascoltato per la prima volta essere pronunciato dal prof. Nicola Limardo durante una conferenza, il quale ne parlò in tono quasi sprezzante, potremmo dire, con punte di sarcasmo abbondantemente amare, volendosi riferire a un oggetto completamente inutile che ha il solo pregio, quando è fatto con stile, di abbellire un albero di Natale o situazioni similari, in certe particolari occasioni, e nulla piú di questo.  

Nel nostro caso, un oggetto inutile che si picca di essere anche una «protezione» da fenomeni indubbiamente insicuri come lo sono i campi elettromagnetici artificiali di altissima frequenza, diventa anche pericoloso per il semplice fatto che induce, in chi lo acquista e lo usa, la falsa percezione di essere al sicuro laddove invece, a un esame piú accurato, è facile rilevare che si tratta proprio di un ninnolo, cioè di una cosa che sta lì appesa e non fa niente, e spesse volte nemmeno riesce a guadagnarsi «per bellezza» la dignità della sua esistenza.

Fino a oggi, nella esperienza di chi scrive, è capitato di verificare il funzionamento di una nutrita serie di questi oggettini, diciamo anche una dozzina abbondantemente, e mai, in nessun caso, si è avuto modo di provare il benché minimo beneficio ma al contrario in maggioranza si è trattato di sperimentare un vero e proprio malessere, sia nel guardarlo sia nel tenerlo in mano per soppesarne gli effetti anche fisicamente.

Ci sono diverse prove che uno può fare per rendersi conto direttamente di quanto détto qui sopra, in modo da sbarazzarci di ogni equivoco e – al contrario – imparare qualcosa di nuovo che sia davvero protettivo e di buon auspicio.  Le prove da fare sono sia di tipo pratico, sia di tipo teorico, e le andiamo a elencare qui di séguito per chi è interessato e non vuole farsi trovare impreparato quando qualcuno della sua cerchia di conoscenze gli proporrà l’ acquisto di uno di questi apparecchi per «difendersi» dalle onde elettromagnetiche dannose.

Prove teoriche

La prima cosa da fare quando vi propongono o vi parlano di un oggetto del genere, è andare a vedere la pubblicistica che lo accompagna e rendersi conto dalla sua mera lettura di che cosa si tratta.  Leggendo, uno si accorge – nella maggioranza dei casi – di trovarsi davanti a degli pseudo-scienziati che non conoscono granché della lingua italiana e men che meno capiscono di fisica, matematica e cose del genere.  Vengono spesso usati degli acronimi in lingua inglese che non ci azzeccano niente con la problematica in esame, o magari vengono riportati articoli di stampa che ripropongono l’ esistenza del problema dei c.e.m. (campi elettromagnetici) senza però fornire, l’ articolo citato, alcuna soluzione in merito, inducendo il lettore poco attento a sconfondere i piani e a supporre che il testo copiato sia la prova dell’ effettivo funzionamento del prodotto acquistato (laddove invece non viene fornita prova alcuna).

La seconda cosa da fare è leggersi qualche articolo dal presente sito https://protezionispeciali.it per capire di che si tratta veramente e vedere se nella pubblicistica che abbiamo sott’ occhio si faccia davvero riferimento nei termini corretti alla nostra tematica e alle soluzioni proposte, essendo le nostre soluzioni garantite anche da enti di controllo terzi o università e centri di ricerca riconosciuti ufficialmente.  Questo può essere incerto in quanto che alcuni «artisti» della protezione dai c.e.m. sono stati in grado di parafrasare i contenuti qui proposti per riproporli anche sulle loro carte, il che confonde un po’ le acque se non si è sufficientemente documentati o smaliziati da non accorgersi dell’ inganno.

La terza cosa da fare è andare a vedere se nella pubblicistica citata sono riportate delle prove di laboratorio «in chiaro», se siano indicati degli strumenti di misura e quali valori siano stati rilevati grazie a essi, se esistano dei protocolli a cui attenersi e dei dati riproducibili da chiunque, anche se dovessero essere richieste strumentazioni adeguate allo scòpo che magari non siano alla portata di tutti (meglio che niente).

Già dopo avere applicato questa prima disamina nella grande parte dei casi il prodotto potrà essere tranquillamente bocciato in partenza con pochi danni da parte nostra, ma siccome vogliamo concedere a tutti il beneficio del dubbio, sarà divertente effettuare le prove pratiche di cui sotto per vedere se davvero «dal vivo» i dispositivi che ci propongono possano essere davvero efficaci sebbene sul piano teorico essi lascino molto a desiderare.

Prove pratiche

Un occhio allenato si accorge súbito quando il prodotto è stato disegnato e progettato da uno che non ci capisce granché ma si sente «ispirato» e, con coraggio ammirevole, partorisce una forma o una figura che però sono oggettivamente brutte, disarmoniche, financo insultanti oltre che essere pericolose.  Uno stile di carattere strampalato scelto nella grafica, una dicitura inventata, un colore poco piacevole sono tutti campanelli di allarme che vanno ascoltati e verificati sul campo mediante controlli fisici che non ammettono eccezioni ed errori.

In primo luogo, si può appoggiare l’ oggetto all’ area elettrica del cuore, sul petto, a sinistra, pochi centimetri sotto la clavicola, per procedere poi alla verifica della forza del polso (prova della acetilcolina), da effettuarsi magari su due o tre persone diverse di modo da avere una elevata percentuale di affidabilità.  Se l’ oggetto emette una energia disarmonica, sarà facilissimo verificare che il polso non tiene e uno si sentirà danneggiato dopo avere effettuato la prova.  NOTA:  assicurarsi di effettuare le prove in una area non infestata dal campo «5G».

In secondo luogo, si può provare la forza dei muscoli della spalla, appoggiando l’ oggetto alla «bocca dello stomaco» e poi estendendo un braccio lateralmente con il pugno chiuso, con l’ esaminatore che spinge con due dita sul polso verso il basso e il soggetto che si accorge che la sua forza viene a mancare quando il pericolo è a contatto con la pelle appena sotto allo sterno.

In terzo luogo, si può provare con la verifica della funzionalità del sistema parasimpatico, la quale verifica è quella che taglia la testa al toro in quanto che tramite essa siamo in grado di rilevare disarmoníe anche nelle energíe sottili essendo coinvolta la ghiandola pineale, che è quella che ci collega alla «visione superiore».  Sia sufficiente appoggiare l’ oggetto offensivo al centro del petto (è necessario l’ aiuto di un testimone) per poi appoggiare il palmo di una mano sulla fronte, facendo attenzione di coprire leggermente anche le pàlpebre, senza toccare i bulbi oculari, mentre l’ operatore verifica la tenuta del polso dell’ altro braccio mediante la già citata prova della acetilcolina:  il polso deve tenere in ogni caso.  Di séguito, si fa la verifica vera e propria e cioè si appoggia alla fronte non il palmo bensí il dòrso della mano, ripetendo la prova della acetilcolina mentre un testimone tiene l’ oggetto premuto al centro del petto:  se il polso crolla, allora l’ oggetto non è dannoso, se invece il polso tiene anche in questa occasione, allora ciò significa che l’ oggetto è dannosissimo, perché interferisce malamente con la biofisica corporea e perciò, ammesso che abbia effetto contro i c.e.m., avrà effetto ben peggiore sul benessere generale del corpo e della mente, dato che la ghiandola pineale ne avrà decretato in tale modo la sua squalifica senza appello.

NOTA:  è necessario che il soggetto esaminato sia posizionato in una area priva di radiazioni gamma puntiformi.  potrebbe quindi essere necessario l’uso di una schermatura Geoprotex.

La antenna periscopica

Per uno che non ha molto tempo da perdere, tutto quanto détto sopra si risolve in pochi istanti avendo a disposizione la antenna periscopica di Lecher Marconi Limardo, con la quale si può controllare facilmente la bontà di qualsiasi prodotto e la sua portata bio-energetica selezionando una alla volta le cinque lunghezze d’ onda che contraddistinguono le «emanazioni benèfiche» che un oggetto manifesta ovvero accorgersi quando invece la sua influenza è nociva e nefasta quando lo strumento entra in risonanza con una particolare lunghezza d’ onda che dannegga il sistema nervoso di ogni organismo animale.

Dopo avere opportunamente scaricato e riattivato la antenna con precise manovre specifiche, l’ operatore punta un occhio per suo tramite sull’ oggetto da esaminare e «collegandosi» a esso per mezzo del senso della vista e allo stesso tempo creando una sòrta di «vuoto mentale» nella sua coscienza, egli attende serenamente che  lo strumento emetta il suo responso, che potrà poi essere convalidato, per sport, o sfizio, anche applicando le sei prove indicate prima (procedimento inverso di contro-deduzione).

Qualora lo strumento non risponda né con le cinque lunghezze d’ onda benèfiche né con quella malèfica, allora potremmo concludere che l’ oggetto sotto esame non è né buono né cattivo e potrà quindi essere impiegato senza danni, tenendo sempre presente che sarà pure inefficace per difendersi da qualsivoglia fenomeno fisico dannoso.

Come imparare a usare la antenna periscopica nell’ àmbito dello studio dell’ inquinamento invisibile

Tutti possono imparare facilmente a usare la antenna periscopica per aiutare sé stessi e gli altri partecipando a una giornata di apprendimento pratico condotta dal titolare del presente sito https://protezionispeciali.it al termine della quale sarà possibile cominciare a sbizzarrirsi con le misurazioni per verificare che ogni fenomeno che ci circonda porta con sé la qualità del bene o del male, o magari la totale indifferenza, e con ciò capire che il nostro destino è in garn parte frutto delle scelte che compiamo secondo il libero arbitrio personale, senza scuse o titubanze qualsivoglia.

La giovane Nora impara a usare la antenna periscopica per verificare il funzionamento di alcuni dispositivi di forma in confronto al tappetino Geoprotex® GUM®, preso come riferimento.

In una època complessa come la nostra, come si fa a non usufruire della conoscenza che potrà derivarci dall’ uso di questo importante strumento tanto economico quanto efficace?

Ai posteri l’ ardua sentenza.



Vuoi difenderti dall’ inquinamento invisibile? Entra in contatto con l’ autore premendo uno di questi bottoni:
contattaci per posta elettronica
Posta elettronica
scrivici su Telegram
Messaggio Telegram
Scrivici su Whatsapp
Messaggio Whatsapp

Articoli consigliati